errori di pronuncia comuni

Italiani che parlano inglese: gli errori di pronuncia più comuni

Italiani che parlano inglese: gli errori di pronuncia più comuni

La conversazione è un ottimo modo per esercitarsi e apprendere al meglio la lingua inglese. Tuttavia, non bisogna mai sottovalutare la corretta pronuncia dei termini stranieri.

Infatti, molti termini inglesi si scrivono in modo simile ma si pronunciano in maniera diversa, per cui durante il dialogo è piuttosto frequente incappare in errori di pronuncia che possono far nascere grandi incomprensioni.

Scopriamo insieme quali sono alcuni degli errori legati alla pronuncia scorretta dei termini inglesi.

L’importanza della pronuncia

Quando si vuole apprendere una lingua straniera, l’ascolto e la conversazione sono un ottimo allenamento: favoriscono l’assimilazione di nuovi termini, oltre a migliorare la fluency

Spesso però, quando si è più abituati alla lingua scritta e si ha poca esperienza nel parlato, può capitare di commettere involontariamente errori di pronuncia e correre il rischio di confondere l’interlocutore, o nei casi più gravi, di stravolgere completamente il senso di una frase.

Non dobbiamo quindi stupirci se il nostro interlocutore inizia a guardarci stranito, soprattutto se il dialogo avviene con una persona madrelingua!

Ecco perché è fondamentale non sottovalutare mai l’importanza della pronuncia. Ogni lingua presenta delle lievi sfumature che possono cambiare completamente il significato del discorso: ci vuole un attimo a scambiare Roma per Toma!

Gli errori di pronuncia

Ogni lingua utilizza una serie di “suoni”, o fonemi, che non è quasi mai condivisa al 100% con le altre lingue.

Per questo motivo noi italiani, specialmente quando muoviamo i nostri primi passi nell’inglese parlato, non abbiamo familiarità con i fonemi specifici della lingua inglese e tendiamo a utilizzare quelli italiani che ci assomigliano di più. Scopriamo assieme alcuni esempi:

  • Pronunciare lettere e digrammi come nella propria lingua madre
    In italiano il digramma “gn” seguito da una vocale viene pronunciato unendo una “g” dolce alla “n”, come in “casta-gna” o “monta-gna”.
    In inglese invece la lettera “g” affiancata ad una “n” non costituisce un digramma e le due lettere si pronunciano separatamente, con la “g” di gatto. Ad esempio, “pregnant” si pronuncia “pre-g-nant”.
  • Eliminare l’“h” aspirata ad inizio parola
    L’“h” aspirata di parole inglesi come hotel e hamburgerper molti italiani non esiste, e non viene pronunciata: un gravissimo errore!
  • Accentuare la pronuncia di alcune lettere
    È un errore molto comune per noi italiani, perché la nostra lingua, ad eccezione della “h”, non contempla le cosiddette silent letter, che sono invece molto frequenti in inglese. Alcuni esempi possono essere la “b” a fine parola (come in “bomb”), la “b” quando precede la “t” (“debt”), oppure la “m” seguita da “n” (“condemn”).
  • Confondere la pronuncia di vocali lunghe e brevi

In inglese, la pronuncia delle vocali si distingue anche tra lunghe e brevi, portando non solo a un’intonazione diversa, come avviene in italiano, ma anche a significati completamente distinti. Un errore piuttosto frequente e che spesso crea imbarazzo è la pronuncia della parola “sheet“, che ha una “i” lunga, ma che molti italiani pronunciano con una “i” troppo corta, come quella della parola “sh*t“. Lo stesso accade con parole come “feet“, dove la “ee” è una “i” lunga, ma viene pronunciata erroneamente come “fit“.

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Esempi di parole con una pronuncia simile

Pronunciare male le parole può causare misunderstanding: una lieve differenza di pronuncia può portare a malintesi che talvolta possono risultare comici, o nei peggiori casi, offensivi.

Ecco 7 esempi di parole con pronunce simili ma significati diversi:

  • Loose vs to lose: con l’aggettivo loose si indica qualcosa di largo, mentre il verbo to lose significa perdere.
  • Quite vs to quit vs quiet: il primo termine, quite, significa “abbastanza”; il secondo, to quit è un verbo che significa “smettere di fare qualcosa”; l’ultimo invece, quiet, vuol dire “poco rumoroso, silenzioso”, oppure “tranquillo”.
  • Limb vs limp: limb indica una parte del corpo (braccio o gamba), limp invece significa arrancare o zoppicare. Come spiegato sopra, la “m” seguita dalla “b” a fine parola non si pronuncia, mentre la “p” si pronuncia.
  • Eight vs ate: hanno dei suoni molto simili, ma nel primo caso significa “otto”, mentre nel secondo si tratta del passato del verbo to eat (“mangiare”).
  • Bare vs bear: la prima parola significa “scoperto” o “spoglio”, mentre la seconda significa “orso”.
  • Fairy vs ferry: il termine ferry è l’equivalente di “traghetto”, mentre fairy significa “fata”.
  • Pool vs pull: ecco un altro esempio di vocali lunghe e brevi che cambiano radicalmente il significato di una parola (gli esempi significano rispettivamente  “piscina” e “tirare”).


Attenzione quindi a evitare questi scivoloni: allenarsi all’ascolto e seguire un corso di lingue tenuto da docenti madrelingua può sicuramente aiutare a migliorare la pronuncia.

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